
La tinta unita è un’invenzione della tecnologia moderna
Il concetto cromatico di tinta unita è relativamente moderno e nasce dopo la Rivoluzione Industriale. Ha a che fare da una parte con la produzione industriale seriale, dall’altra con il bisogno di immediatezza e velocità del linguaggio contemporaneo.
Un mattoncino LEGO, un piatto di IKEA, una sedia in policarbonato di Philippe Starck, la carrozzeria di un’autovettura sportiva, un fumetto della Marvel. Sono solo alcune delle creazioni della tecnologia industriale, caratterizzate dall’uniformità e compattezza cromatica della tinta unita. Pigmenti nati in laboratorio e creati dalla fantasia dell’uomo, privi di impurità, codificati in campionari e perfetti per le finiture seriali dell’industrial design.
Creazioni che coinvolgono tutti gli aspetti materiali e simbolici della nostra contemporaneità, tanto da farci pensare che le tinte piatte siano sempre esistite. Ma nel mondo antico e fino alla Rivoluzione Industriale, una tinta unita non solo era impossibile o difficilissima da produrre, ma era distante dal gusto estetico e dalla cultura del tempo.
Omogeneità, regolarità, compattezza e uniformità cromatica le troviamo, ad esempio, in natura, in rari casi. Solo l’industrializzazione ha trasformato la tinta unita, come sostiene Riccardo Falcinelli nel suo libro “Cromorama”, in qualcosa di assodato e quotidiano, facendolo diventare un parametro oggettivamente misurabile attraverso il quale definiamo cromaticamente la realtà. Basti pensare ai diversi campionari per la codifica dei colori, come ad esempio quello Pantone.
Ma se da una parte questa standardizzazione può risultare limitante e riduttiva per restituire l’esperienza visiva di un affresco pompeiano, di un cielo del Canaletto o di una vetrata policroma di una cattedrale gotica, dall’altra la scoperta della tinta unita, del colore puro, ha permesso di andare all’essenza dell’esperienza percettiva dei colori e studiare le connessioni tra i colori stessi e la loro influenza sulla psiche, il loro valore spirituale, come ha evidenziato Johannes Itten nel celeberrimo libro “Arte del colore” .
Come si dice: “chiusa una porta, se ne apre sempre un’altra”. E i colori, in tutta la loro purezza e fascino, hanno appena iniziato a stupirci.